Il Borgo Sant'Andrea fuori Porta Montanara
Attorno alla chiesa di San Gaudenzo il nucleo centrale è costituito dal Borgo Sant'Andrea, sviluppatosi dell'800 appena fuori delle mura tardo medievali, oltre Porta Montanara. A pochi passi sorgeva l'antica chiesa dei Santi Andrea, Donato e Giustina; risaliva al sec. V o VI; andò distrutta nel corso delle guerre malatestiane e non fu più riedificata sul suo luogo; di S. Andrea rimane il nome, trasmesso al borgo. Quando nel XIX secolo il borgo cominciò a costituirsi e vi sorsero le prime attività industriali, si pensò all'edificazione di una chiesa e alla costituzione di una nuova parrocchia. Dopo quasi 18 anni, nel 1856, fu inaugurata la chiesa e nel 1858 fu costituita la parrocchia. Le difficoltà storiche del periodo (sono gli anni della costruzione dell'unità d'Italia, fra guerre, sommosse, frequenti cambiamenti di conduzione politica) e le ristrettezze economiche spiegano la durata dei lavori. La nuova chiesa, piccola e molto semplice, sorse sull'area della fornace Zambelli; era vescovo mons. Salvatore Leziroli. La chiesa fu dedicata a San Gaudenzo, patrono della città e della diocesi, perchè, dopo la distruzione del santuario a lui intitolato sulla via Flaminia, in seguito all'occupazione napoleonica, non vi era a Rimini alcuna chiesa dedicata al Santo.
I parroci e la vita della parrocchia nell'ottocento
Don Malachia Riminucci (1858-1862). Giovanissimo, era noto quale latinista; morì trentenne il 2 gennaio 1862.
Don Turibio Oliveti (1863-1897). Potè fare l'ingresso in parrocchia solo due anni dopo la morte del predecessore, per le nuove leggi del Regno d'Italia, che chiedevano il regio "exequatur" a vescovi e parroci. Il popolo ne aveva molta stima. Resse la parrocchia per 34 anni; morì il 23 agosto 1897.
Don Enrico Badioli, economo spirituale (1897-1900). Resse la parrocchia per tre anni. In momenti di aspre lotte politiche, don Badioli affrontò insulti e minacce; compì il suo dovere sacerdotale anche quando, nel 1898, infieriva il colera. Essendo il suo un incarico provvisorio, il nuovo vescovo monsignor Vincenzo Scozzoli decise di affidare la parrocchia ad un altro sacerdote.
Pastorale e vita sociale nella seconda metà del secolo XIX
La linea pastorale dei parroci dell'ottocento è normalmente impostata sulla messa, sui sacramenti e sulle devozioni popolari. Sono anni di grandi cambiamenti politici, tra i quali spiccano l'unità d'Italia nel 1860 e la presa di Roma nel 1870; si aggiungano aspri contrasti sociali. Il borgo è spesso teatro di tensioni, che dureranno anche nei primi decenni del secolo successivo. E' chiamato "il borgo dei repubblicani", fieramente anticlericali; tuttavia, nella vita privata, molti mantengono un legame con la chiesa: fanno il matrimonio religioso, tollerano che le mogli vadano in chiesa, battezzano i figli e consentono la loro educazione religiosa. Il livello culturale della popolazione del borgo è molto basso; ma c'è un clima di familiarità e di solidarietà spontanea fra le famiglie e nel vicinato. Essenziale è stata l'opera dei parroci (pur nella povertà dei mezzi a loro disposizione) per mantenersi vicini al popolo e allacciare ponti con la realtà religiosa. Nel 1895 nasce a Rimini l'Azione Cattolica; San Gaudenzo è fra le parrocchie che la accolgono per prime.
Don Antonio Palotta (1900-1951). Veniva nominato parroco di San Gaudenzo a seguito di concorso, il 13 marzo 1900. Era nato il 13 gennaio 1875 ed era stato ordinato sacerdote il 19 settembre 1897.
Fu parroco zelante, valente predicatore, pastore vicino al popolo, amante della liturgia e appassionato per la bellezza della chiesa. Il suo ministero coincise con il lungo episcopato di monsignor Luigi Scozzoli (1900-1944). La sua azione pastorale dovette fare i conti con i contrasti politici del primo novecento, che ebbero il momento culminante con la "settimana rossa", nel giugno 1914. Seguirono lo scoppio e gli sviluppi drammatici della prima guerra mondiale; il terremoto del 1916; l'epidemia di "spagnola" del 1919; i disordini politici del dopoguerra; la presa del potere da parte del fascismo e il consolidamento del regime, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Intanto, gradualmente, l'aspetto del borgo diventava più moderno, con sviluppo di sempre nuovi edifici e il completamento di strade. Don Palotta era attento ai tempi e partecipe di quel movimento cattolico così fervido di iniziative sociali nei primi decenni del secolo. In collaborazione con nove laici fondò la Cassa interparrocchiale San Gaudenzo, Sant'Andrea dell'Ausa e San Fortunato. La Cassa fu fondata il 10 aprile 1921 nella saletta accanto all'ufficio di don Palotta, che ne fu il primo cassiere; le riunioni del consiglio si tenevano la domenica, dopo la messa. Ora la Cassa San Gaudenzo (già Banca di Rimini) reca il nome "Riviera Banca".
Il 16 agosto 1916 un terremoto colpì la città; il campanile della chiesa crollò. Il primo novembre 1921 don Palotta potè inaugurare il nuovo campanile. Arricchì di opere d'arte la chiesa. Quando don Palotta poteva dirsi soddisfatto per i restauri che conferivano dignità di arte alla chiesa, la seconda guerra mondiale la distruggeva completamente, lasciando solo alcuni ruderi e il campanile. Don Palotta, che nel 1939 era stato nominato monsignore, l'anno successivo fu colpito da ictus, fino a diventare del tutto inabile. Nel 1941 gli viene dato come cappellano il giovanissimo don Giuseppe Semprini; sarà presto il suo successore, di fatto e poi di diritto. Don Antonio Palotta si spegne 1'8 febbraio 1951, dopo cinquant'anni di ministero a San Gaudenzo; ha formato due generazioni di parrocchiani.
Don Giuseppe Semprini (1951-1990),
per tutti "don Pippo". Era stato ordinato sacerdote nel 1936. Cappellano a San Gaudenzo nel 1941, nel 1948 è nominato coadiutore con diritto di successione; diventando parroco nel 1951. Don Pippo fu, di fatto, il parroco degli anni della seconda guerra mondiale e della ricostruzione. Il 6 marzo 1943, un piccolo aereo italiano in esercitazione precipitò sulla parete della chiesa; una lapide ricorda il triste avvenimento. Dal 1 novembre si susseguono bombardamenti devastanti. Fra il 12 e il 15 marzo 1944, anche il borgo è semidistrutto e distrutta è la chiesa. Don Pippo è rimasto sempre accanto alla sua chiesa e ai pochi rimasti sul luogo.
Passata la bufera, la chiesa viene ricostruita e ampliata fra il 1948 e il 1950.
La vita pastorale
Lo spirito del dopoguerra e della ricostruzione trovano in don Pippo un perfetto interprete: è lo spirito di parroci attivissimi, intraprendenti, coraggiosi. Fu amatissimo dalla gente. Don Pippo fa dell'Azione Cattolica il fulcro del suo impegno pastorale. Con i giovani "inventa", nel 1941, la Sanges, acronimo di "San Gaudenzo escursionisti", strumento di animazione sportiva. Quando venne la stagione del Concilio Vaticano II, negli anni '60, don Pippo fu colpito dall'immagine comunitaria della Chiesa come popolo di Dio; era così appassionato per questa immagine che la gente cominciò a chiamarlo "don popolo"!
La grande scommessa dell'apostolato di don Pippo si realizza nella realizzazione di un "campo" per i giovani. Don Pippo acquistò un campo fuori città in località Casetti e lo trasformò, con il lavoro di giovani e adulti, in un complesso sportivo, inaugurato il 2 luglio 1978 con il nome di Campo Sanges; sarà il polmone verde della parrocchia.
Don Pippo inventò le contrade, articolando il territorio parrocchiale in sette piccoli quartieri, per una più capillare presenza pastorale della parrocchia. Nel 1976 fondò il circolo Anspi.
Il 15 dicembre 1981 gli fu dato come coadiutore con diritto di successione don Alvaro Della Bartola, poi nominato parroco dal nuovo vescovo mons. Mariano De Nicolò, l'8 agosto 1990. Don Pippo, nominato canonico, continua a collaborare per alcuni anni in parrocchia; muore il 29 maggio 1998 in casa del clero.
Il borgo nella seconda metà del secolo scorso
Con la ricostruzione, il borgo si espande: le aree agricole della periferia, partendo dal vecchio foro boario, diventano quartieri residenziali. Le attività industriali, che ancora negli anni '50 avevano avuto un grande sviluppo, gradualmente lasciano il borgo. I luoghi caratteristici vengono trasformati totalmente. Evolvono anche le condizioni di vita; il tessuto umano perde in parte la sua popolarità e omogeneità.
Don Alvaro Della Bartola (1990-2008). Era nato a Santarcangelo di Romagna, nella Parrocchia di Ciola Corniale, il 28 febbraio 1939. Era stato alunno del Seminario di Rimini, poi del Pontificio Seminario Romano; aveva conseguito la licenza in teologia presso l'Università Lateranense. Ordinato presbitero il 9 marzo 1963, era stato cappellano, insegnante al Centro Zavatta, collaboratore della GIOC (Gioventù Operaia Cristiana), insegnante di religione. Don Alvaro ha ricoperto anche vari incarichi diocesani. Nel 1994 è nominato monsignore.
Quando nel 1981 don Alvaro approdò a San Gaudenzo, il borgo è cambiato: è ormai una realtà urbana che deve impegnarsi per non perdere quella caratterizzazione popolare e solidale che era stata la sua forza sul piano sociale e anche pastorale.
Anche la Chiesa è cambiata; dopo gli anni del fervore della ricostruzione, sono passati anche gli anni di papa Giovanni e del Concilio. La riforma liturgica si è affermata, ma la pastorale deve fare i conti con un mondo più secolarizzato. La pastorale deve fare i conti con un trapasso culturale velocissimo, favorito anche dai sempre più diffusi e perfezionati strumenti di comunicazione di massa. Don Alvaro valorizza il Consiglio Pastorale e le contrade; promosse assemblee parrocchiali su temi importanti. Diede vita ai centri pastorali di liturgia, catechesi, missioni, caritas. Introdusse nei gruppi di contrada la lettura metodica delle Sacre Scritture. Una delle sue prime preoccupazioni è stata quella di creare gruppi giovanili. Poi, la famiglia, "piccola Chiesa domestica" e nucleo vitale della società umana; così sono nati successivamente vari gruppi di coniugi. Nell'ottobre 1983 nasce il "giornalino" parrocchiale. Nel 1996 acquisì in comodato la casa canonica di Ciola Corniale: la trasformerà facendone una struttura per ritiri, incontri, campi estivi per i bambini. Seguendo le indicazioni della diocesi e gli orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana, aderisce con entusiasmo e creatività alle proposte diocesane, come la Missione del popolo al popolo e il successivo Grande Giubileo dell'anno 2000. Per questa occasione don Alvaro realizza il restauro dell'interno della chiesa, curandone l'adeguamento alle nuove norme liturgiche. Promuove la completa ristrutturazione del campo ai Casetti; il complesso, dedicato a don Pippo, viene inaugurato e benedetto dal vescovo mons. De Nicolò il 19 novembre 2006. Pochi mesi dopo, don Alvaro avverte i primi sintomi del male che nel giro di un anno lo condurrà alla morte, il 29 febbraio 2008. "Amarti, Signore, e farti amare" è stato il messaggio di don Alvaro. E' sepolto nella sua Ciola.
Don Aldo Amati (dal 2008). Il 9 marzo 2008, il nuovo vescovo mons. Francesco Lambiasi nomina parroco di San Gaudenzo don Aldo Amati; l'ingresso avviene il 16 marzo, domenica delle palme. Don Aldo è nato a Rimini il 16 settembre 1939; concluso il liceo scientifico, è entrato in seminario nel 1958; come alunno del Seminario Romano frequenta l'Università Lateranense e consegue la licenza in teologia. Ordinato sacerdote il 9 marzo 1963 da mons. Emilio Biancheri. Cappellano a San Pio V in Cattolica, poi assistente dei ragazzi del liceo in Seminario; rettore del Seminario dal 1971 al 1984. Parroco a San Mauro Pascoli fino al 1990, quando il vescovo mons. Mariano De Nicolò lo sceglie come proprio vicario generale; riceve dalla S. Sede il titolo di protonotario apostolico soprannumerario. Il nuovo vescovo, mons. Francesco Lambiasi, alla sua venuta in Diocesi nel 2007, lo nomina suo delegato, fino alla nomina a parroco di San Gaudenzo. La vita della parrocchia San Gaudenzo continua.
Vocazioni in parrocchia e sacerdoti collaboratori Ordinazione di giovani della Parrocchia San Gaudenzo: don Ivo Rossi, 12 agosto 1951 don Fausto Lanfranchi, 21 giugno 1959 don Andrea Gemmani, 14 ottobre 1983 diacono perm. Luigi Franco Borioni, 10 maggio 1987 don Guido Benzi e don Andrea Turchini, 8 dicembre 1990 don Matteo Donati, 30 settembre 2000 don Mirko Vandi, 29 settembre 2003 don Andrea Scognamiglio 23 settembre 2015 diacono permanente Gianni Metalli, 23 ottobre 2016 Sacerdoti collaboratori di don Pippo Semprini: il cugino don Edmondo Semprini; cappellani: don Valerio Cesari e don Giorgio Pesaresi. Cappellani di don Alvaro Della Bartola: don Vincenzo Rossi, don Davide Varasi, don Concetto Reveruzzi, don Fabrizio Uraldi; don Paolo Lelli (collaboratore); don Gabriele Gozzi, nei mesi di malattia. Collabora in Parrocchia, dal 2002, mons. Fausto Lanfranchi.
(per più ampie informazioni: "Un borgo di memorie", 2011. Richiederlo in Parrocchia)
|